
12 Apr 2016
BAUM – Costruire i sentieri di una mappa condivisa
È passato un anno da BAUM 2015.
In questo periodo sono nate sinergie, nuove idee, sono emersi impulsi vitali tra le realtà e le persone che, quotidianamente, vivono la Bolognina e la guardano, la attraversano, la percepiscono. Non è facile oggi parlare del quartiere: giornalmente si va affermando un’immagine alterata, tagliente e tortuosa, come se un sarto pressapochista stesse cucendo un abito in cui alcuni punti risultano troppo stretti mentre altri vengono tralasciati. Eppure non è sull’immagine di un territorio monco e mancante che si può immaginare, non è attraverso la differenza che ci si può definire, non è nella tensione verso un idealtipo inverosimile ed eterodiretto che si può costruire una mappa condivisa.
Siamo arrivati alla seconda edizione del Festival BAUM e – anche se è passato solo un anno – ci sembra si tratti di una vita intera. Dalla primavera scorsa molte relazioni si sono rafforzate e l’interazione con il quartiere si è intensificata, facendosi più densa e quindi più empatica. Sappiamo però che siamo solo all’inizio di un percorso, e che tanto ancora c’è da fare, da pensare e da immaginare.
Per questo l’obiettivo di BAUM 2016 è praticare un’opera di svestizione. Non si tratta più solo di andare oltre le retoriche dominanti e dimostrare la complessità di un territorio, ma è ora necessario spogliarlo, senza tentare di sistemare un lavoro fatto da altri, mettendoci delle pezze o rammendandolo. Ciò che vogliamo fare è un’opera di messa a nudo attraverso cui mostrare, intersecandole, le esperienze che attraversano un luogo, i punti di vista – grandi, piccoli e impercettibili – che hanno il potere di tessere trame e tele, pazienti e resistenti.
Anche se qualcosa è invisibile, non significa che non esiste, forse semplicemente ci hanno disabituati a guardare, e preferiamo credere a ciò che ci sembra più immediatamente logico, perché ci costa meno fatica. E allora, ancora una volta, nell’opera di svelamento e di esplorazione di un territorio, dobbiamo cercare delle tracce, affidarci a delle guide che ci possano accompagnare lungo il cammino, come compagni di viaggio con cui costruire nuovi pa(e)ssaggi.
BAUM non è un festival che si chiude in se stesso, ma invita ancora ad attraversare il ponte, a guardare, a spiare cosa e chi sta al di là dei binari, oltre l’immagine che ci rimanda un quotidiano letto sbadigliando davanti a un caffè. Oltre la retorica della comunità escludente che dobbiamo immaginare ogni mattina, di cui abbiamo bisogno per continuare a muoverci in base a codici rassicuranti, per continuare a credere nella bontà dei confini e nelle cartografie del presente in cui abbiamo scelto di identificarci.
BAUM, quest’anno, si muoverà intorno ad alcuni luoghi, raccontandoli e segnandoli. Sebbene siamo consapevoli che le zone “per bene” e “per male” sono ancora lì – connotate, spiegate e demonizzate – quello che ci interessa è attraversarle e darci il privilegio di riflettere su che cosa significa davvero sentirsi sicuri e sicure, stare dentro e stare fuori, muoversi nello spazio pubblico e nello spazio privato. Perché la Bolognina non è bidimensionale, ma è uno spazio “di frontiera”, dove l’attraversamento è un processo quotidiano, per qualcuno inconsapevole e privilegiato, per qualcun altro conflittuale e difficile, mediato dall’apparenza.
La verità è che non ci sono parole per descrivere azioni e interventi possibili, perché quelle che ci restano sono dis-utili, svuotate di senso: rigenerare, per chi? riqualificare, cosa? innovare, a quale scopo? È proprio per questa ragione che, ancora una volta, abbiamo deciso di affidarci alle storie, ai racconti, agli strumenti che ci vengono forniti dall’arte, dalla musica, dalla letteratura, dai luoghi e dai paesaggi.
Comunicare è – per noi – sempre di più raccontare, portare in superficie, dare voce, darci voce a vicenda.
Illustrazione @Emanuele Giacopetti
BAUM – Bolognina Arti Urbane in Movimento